Figliodellarte: “Arte 4.0”

Quando si parla di automatismi, c’è da considerare ogni qualsivoglia meccanismo avente caratteristica di possedere autonomia, ma nello stesso tempo caratterizzato da una qualche forma di dipendenza incondizionata ad altra componente esistente ad esso correlata. Questo significa che la realtà di oggi è regolata da meccanismi interdipendenti, senza i quali le cose non funzionerebbero come si deve. Abbiamo parlato di meccanismi interdipendenti auto-regolanti, e questo significa che in qualche modo, il “tutto” assume le forme di un entità perfetta, dotata di propria autonomia e caratterizzata da precise regole di comportamento organiche e scandite da un tempo comune, generalmente identificato dall’inerzia.

La componente meccanica quindi, diventa essa stessa definita in termini entropici e legati alla forza di gravità, oppure alla forza bruta. L’evoluzione della tecnologia, poi, ha generato dei componenti nuovi, in cui alcune proprietà più meccanicamente e primitivamente determinate in una fase precedente, sono state assunte in forma quasi spontanea. La minor produzione di forza bruta e la minor inerzia ad essa generata, hanno determinato la transazione ad un nuovo livello evolutivo, in cui gli equilibri raggiunti dai meccanismi autoregolanti, sono cambiati in modo sistematico.

Porsi come domanda, se l’ammontare di energia prodotta rimane la stessa, a seguito di questa transazione di stato, potrebbe essere auspicabile. La risposta a questa domanda, dipende ovviamente dalla quantità di lavoro svolto dai nuovi componenti, relativamente allo svolgimento di un lavoro primitivo che sta alla base di tale componente.

L’energia cinetica generata e spesa, legata allo sforzo umano, non è la stessa prodotta e consumata da una macchina che svolge la stessa quantità di lavoro. In quest’ultimo caso, l’energia elettrica diventa un’altro attore fondamentale. Possiamo quindi dedurre, che l’utilizzo di componenti automatici, consente di generare minor energia cinetica generata e spesa, legata allo sforzo umano. Diventa quindi necessario sottolineare anche, che, in quest’ultimo caso, sarà introdotta una fonte di energia non organica, che indirettamente, tramite l’utilizzo di componenti automatici, andrà ad assolvere i compiti, in primis, svolti da un organismo umano.

E’ possibile comprendere quindi, come l’utilizzo di macchinari a fronte del lavoro generalmente svolto dall’uomo, possa contribuire alla generazione di una quantità di lavoro maggiore, altresì compiuto in modo meccanico da un essere vivente, il tutto in un tempo di generazione inferiore.

La prestazione assume di conseguenza la ragion per cui, questa transazione evolutiva si è determinata.

L’interdipendenza dei meccanismi auto-regolanti, ci obbligano a sottolineare, come possa essere labile l’equilibrio che si viene a determinare in assenza di alcune precondizioni nate in modo organico e modificate o riadattate in modo prettamente industriale, e come questo possa infine diventare un mezzo, attraverso il quale, il perfetto equilibrio generato dall’uomo e dai componenti primitivi da lui utilizzati, possa improvvisamente infrangersi e generare una nuova fase di falsa evoluzione, in cui “il tutto diventa ciò che è perfetto e prestante dal punto di vista tecnologico“.

Figliodellarte

By admin

9 thoughts on “Figliodellarte: “Arte 4.0””
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